Rimettiamoli in gioco

Rimettiamoli in gioco

Una raccolta scarpe per restituire dignità

Francescani nel Mondo APS, insieme ai partner VO.RE.CO. e VIC – Volontari in Carcere, lancia la campagna “Rimettiamoli in gioco”, un’iniziativa concreta e urgente per rispondere a un bisogno reale all’interno degli istituti penitenziari di Roma.

👉 L’obiettivo: raccogliere scarpe da ginnastica per i detenuti delle carceri di Regina Coeli e Rebibbia, dove spesso mancano anche i beni essenziali per lo sport e il movimento quotidiano.

🧑‍⚖️ Lo sport in carcere: una possibilità, non un lusso

Per una persona detenuta, poter correre, camminare o giocare una partita non è solo svago: è un modo per mantenere dignità, salute mentale, relazioni sane e speranza.

Tuttavia, molti detenuti non hanno neanche un paio di scarpe adatte per uscire in cortile o partecipare alle attività motorie.

🧦 Cosa puoi donare?

Cerchiamo scarpe idonee all’attività sportiva, nuove o usate, ma in buono stato. Nello specifico:

  • Scarpe da ginnastica

  • Sneakers

  • Scarpe da calcetto (senza tacchetti)

  • Altre scarpe sportive pulite e senza buchi o eccessiva usura

Non sono adatte: scarpe con tacchetti, troppo consumate o rotte.

📦 Dove e come donare?

Per informazioni sulle modalità di raccolta e consegna, contatta:

📍 CSI Comitato Territoriale di Roma – Centro Sportivo Italiano
📞 Tel. 06 322 5129
📧 Email: csiroma@csiroma.com
🌐 Sito: www.csiroma.it

💬 Perché aderire?

Donare un paio di scarpe può sembrare poco. Ma in realtà è un segno di rispetto, un atto di giustizia quotidiana.
È dire a qualcuno: “Anche tu meriti di prenderti cura di te stesso”.

Insieme possiamo rimettere in gioco dignità, relazioni e umanità.


#RimettiamoliInGioco #Solidarietà #Carcere #SportEDignità #FrancescaniNelMondo #CSIroma

 

Dona il tuo 5×1000

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👣 Dona il tuo 5x1000 a Francescani nel Mondo APS

Un piccolo gesto. Un grande cambiamento.

C.F. 97890080589

Ogni giorno lavoriamo per essere presenti dove c’è bisogno: tra chi è in difficoltà, nella tutela dell’ambiente, nella promozione della solidarietà, dell’inclusione e della cultura.
Con il tuo 5×1000, puoi aiutarci a fare la differenza, senza alcun costo per te.

💙 Cosa sosterrai con una semplice firma?

🧑‍🤝‍🧑 Volontariato di prossimità

Portiamo ascolto, presenza e sostegno in carceri, ospedali e luoghi di emarginazione. Incontriamo le persone dove sono, senza pregiudizi.

🤡 Francesclaun – Clownterapia e animazione

Coloriamo le giornate di bambini e adulti in contesti difficili con sorrisi, leggerezza e contatto umano.

🌍 Solidarietà e intercultura

Costruiamo ponti tra culture, promuovendo iniziative di dialogo, volontariato internazionale e cittadinanza attiva.

🚶‍♂️ Cammini e itinerari culturali e spirituali

Organizziamo esperienze accessibili che uniscono natura, arte e riflessione personale. Ogni passo crea connessione e consapevolezza.

🌱 Cura dell’ambiente e sensibilizzazione

Realizziamo progetti sull’ecologia integrale, orti, laboratori di riciclo e attività educative per una cultura del rispetto verso il pianeta.

🎨 Laboratori creativi e attività inclusive

Diamo spazio alla manualità, alla creatività e alla solidarietà, valorizzando materiali naturali e coinvolgendo persone di ogni età.

📚 Eventi culturali, formazione e partecipazione

Conferenze, workshop e spettacoli per diffondere conoscenza e stimolare il pensiero critico, con un linguaggio accessibile e attento ai temi sociali.

✍️ Come destinare il tuo 5x1000?

Quando compili la tua dichiarazione dei redditi (730, CU, Modello Redditi):

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🌟 Un piccolo gesto. Un aiuto concreto.

Il tuo 5×1000 sostiene progetti reali, che migliorano la qualità della vita delle persone e rafforzano il senso di comunità.
Scegli di stare dalla parte di chi agisce ogni giorno con empatia, responsabilità e cura.

Francescani nel Mondo APS
🌐 francescaninelmondo.it
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Ortoterapia al Policlinico Gemelli

Ortoterapia al Policlinico Gemelli

🌿 Ortoterapia al Policlinico Gemelli: Coltivare Benessere e Inclusione

Il 4 giugno 2025, presso il Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma, si è svolto un evento significativo dedicato all’ortoterapia, una pratica che unisce la cura delle piante al benessere psicofisico dei pazienti. L’iniziativa ha coinvolto pazienti, operatori sanitari e volontari, offrendo un’opportunità unica di connessione con la natura all’interno dell’ambiente ospedaliero.

🌱 L'Importanza dell'Ortoterapia

L’ortoterapia, o terapia orticolturale, è una pratica terapeutica che utilizza il giardinaggio e la cura delle piante come strumenti per migliorare il benessere fisico e mentale delle persone. In ambito ospedaliero, questa attività si sta diffondendo come complemento alle terapie tradizionali, offrendo ai pazienti un’opportunità di connessione con la natura e di partecipazione attiva al proprio percorso di guarigione.

🌱 Benefici dell'Ortoterapia

Numerosi studi hanno evidenziato i benefici dell’ortoterapia, tra cui:

  • Riduzione dello stress e dell’ansia

  • Miglioramento dell’umore e dell’autostima

  • Stimolazione delle capacità motorie e cognitive

  • Promozione della socializzazione e del senso di comunità 

Questi effetti positivi rendono l’ortoterapia particolarmente adatta a pazienti con diverse condizioni, inclusi anziani, persone con disabilità e pazienti oncologici.

🌟 Conclusione

L’evento del 4 giugno al Policlinico Gemelli ha dimostrato l’efficacia dell’ortoterapia come strumento di cura integrata, capace di unire scienza, natura e umanità. In un’epoca in cui la medicina cerca sempre più approcci olistici, iniziative come questa rappresentano un passo avanti verso un sistema sanitario più empatico e centrato sulla persona.

Preghiera Semplice

Preghiera Semplice

O Signore, fa’ di me uno strumento della tua Pace:
Dove c’è odio, fa’ ch’io porti l’Amore.
Dove c’è offesa, ch’io porti il Perdono.
Dove c’è discordia, ch’io porti l’Unione.
Dove c’è dubbio, ch’io porti la Fede.
Dove c’è errore, ch’io porti la Verità.
Dove c’è disperazione, ch’io porti la Speranza.
Dove c’è tristezza, ch’io porti la Gioia.
Dove ci sono le tenebre, ch’io porti la Luce.

O Maestro, fa’ ch’io non cerchi tanto:
Essere consolato, quanto consolare.
Essere compreso, quanto comprendere.
Essere amato, quanto amare.
Poiché è dando, che si riceve;
Dimenticando se stessi, che si trova;
Perdonando, che si è perdonati;
Morendo, che si resuscita a Vita Eterna.

Beato Amato Ronconi

Tra i francescani proclamati santi recentemente c’è ne uno particolarmente importante: si tratta di Amato Ronconi. Egli nasce a Saludecio, in provincia di Rimini, da una famiglia ricca, verso il 1225, non sono infatti note con precisione le sue date di nascita e di morte. Nasce quindi nel secolo di San Francesco, suo contemporaneo, nel mezzo del vasto movimento di rinnovamento nella povertà, cioè il francescanesimo, di cui poi Amato sarebbe stato terziario. Ben presto egli rimase orfano di ambo i genitori, sicché trascorse la sua giovinezza con la famiglia del fratello maggiore, Giacomo. Subentrò però in lui l’odio per la cognata, perché aveva rifiutato un matrimonio che la parente gli aveva predisposto.

Così decise di lasciare la famiglia del fratello e, arrivato sul Monte Orciale, si mise a costruire un ospizio dedicato alla natività di Maria, per poter dare un letto a poveri e pellegrini. Per realizzare tutto ciò, però, Amato dovette donare di nascosto il ricavato delle sue terre e perfino il guadagno che riceveva con il suo lavoro di garzone presso altri agricoltori. La sua vita fu tipica dei penitenti di quell’epoca: ogni giorno si flagellava e si nutriva di pochi legumi, sicché ben presto venne considerato un pazzo dai suoi concittadini, ma soprattutto dalla cognata molto infuriata perché vedeva sciupare la proprietà, che poteva essere sua e di suo marito, finché non esitò ad accusarlo di incesto alle Autorità. Dio, però, dimostrò l’innocenza di Amato con vari miracoli secondo la “Vita” scritta dall’umanista Sebastiano Serico, il quale, in mancanza di documentazioni, poté riportare soltanto le tradizioni orali tramandate dalla sua famiglia.

Comunque altri particolari della vita di Amato si ricavarono dal suo testamento, pubblicato nel volume “Rimini nel secolo XIII°”, edito nel 1862, dove si legge che “l’onesto e religioso uomo, fratello Amato del Terz’Ordine del beato Francesco, proprietario e fondatore dell’Ospedale di Santa Maria di Monte Orciale, presso il castello di Saludecio, fa solenne cessione di quell’ospedale e di tutte le sue proprietà ai Benedettini di San Giuliano e di San Gregorio, in Conca di Rimini, chiedendo, nel contempo, di venire sepolto nella cappella dello stesso ospedale”. Questo testamento porta la data del 10 gennaio 1292 ed è l’unico documento che attesta in quale secolo sia vissuto il Santo in parola, morto intorno al 1300, ma già dagli ultimi anni della sua vita Amato era venerato col titolo di Beato, perché in un documento del 26 maggio del 1304 il legato pontificio Cardinale Francesco di S. Eusebio confermava quella donazione, scrivendo al monaco Salvo “priore dell’Ospedale del Beato e concedeva un’indulgenza a chi visitasse il suo sepolcro. Ma la cappella dell’ospedale dove, secondo il desiderio di Amato, riposava il suo corpo fu danneggiata da un incendio scoppiato nel maggio del 1330, sicché le sue reliquie vennero traslate nella Pieve di San Biagio. Il suo culto fu poi confermato da Papa Pio VI° con il titolo di Beato il 17 aprile del 1776. A Saludecio oggi c’è un santuario dedicato alla sua memoria e la cui festa, secondo il Martyrologium Romano, si celebra l’8 maggio. Il beato Amato Ronconi è stato infine canonizzato da Papa Francesco lo scorso 23 novembre ed è, a tutt’oggi, l’unico santo interamente nostro, cioè del secondo millennio.

Di questo santo ricordiamo l’interpretazione profetica, che non si interessa tanto a ciò che il santo ha fatto, quanto, piuttosto, a ciò che Dio ha detto, ieri come oggi, a noi attraverso la sua vicenda. Insomma, Amato Ronconi come profeta, cioè come messaggero e portavoce di Dio. In questo senso, tutta la vita del “nostro” santo ruota intorno a questo ruvido ma liberante messaggio di Gesù, indirizzato al suo popolo: “Convertitevi, capovolgete mente e cuore, invertite la via, cambiate la vita”. Non perché Amato prima fosse un dissoluto o un criminale, ma perché ha scelto di diventare cristiano, non ha voluto per sé, ricco com’era, un’esistenza piatta e ripiegata, senza un brivido di compassione per Cristo crocifisso e per i tanti crocifissi della Storia. Poteva andarsene, dopo aver incontrato Gesù, come il giovane ricco della parabola, ma lui non poteva farlo, perché si era sentito letteralmente e autenticamente amato dal Signore e a quel punto ha preferito rinnegare il suo “io” vorace e possessivo e ha intrapreso il sentiero delle Beatitudini. Oltre alla profezia della penitenza, anzi, proprio per vivere da vero penitente fino in fondo, Amato ha scelto la povertà e si è lasciato affascinare dall’ideale francescano vissuto dai Francescani del vicino Convento di Monte Orciale.

Il terzo tratto della profezia di Amato è quello del Pellegrinaggio: Rimini, San Marino, Assisi, Roma e, per quattro volte e mezzo, Santiago de Compostella. Amato è stato un vero pellegrino. Questi non è un vagabondo, senza meta né fissa dimora, che vaga solo per il piacere di andare qua e là. Non è neanche un esploratore che va in cerca di nuove terre. E’ un uomo che ha il cuore puntato come l’ago di una bussola, sempre orientato verso il Nord, ed il suo Nord è la Casa del Padre. Ecco la profezia del pellegrino Amato: egli ci ricorda che non siamo dei vagabondi smemorati ma siamo come Gesù dei viandanti diretti alla Santa Gerusalemme per abitare nella Casa del Padre. Perciò la vita è un santo viaggio. Il pellegrino, spoglio di tutto, ha trovato il tesoro, il Regno di Dio. “dio tutto in tutti”, questa è la profezia del nostro santo francescano Amato.

Santa Margherita da Cortona

Margherita nasce a Laviano, in provincia di Perugia, nel 1247, suo padre si chiamava Tancredi e coltivava, con discreto successo, alcuni terreni di proprietà del Comune di Perugia. All’età di nove anni Margherita rimase orfana della madre.

Suo padre si risposò, ma la “nuova mamma” si rivelò per lei una matrigna. A sedici anni conobbe un giovane nobile e ricco, di Montepulciano, passato alla storia come Arsenio, a diciotto va a convivere con lui, che non la sposa, neanche quando lei lo rende padre di Jacopo. Nove anni dopo Arsenio muore assassinato. I parenti di lui scacciano lei ed il bambino, né miglior accoglienza trova tornando dai suoi. Allora Margherita prese Jacopo e, vestita a lutto e lacera, si avviò verso Cortona, decisa ad intraprendere la strada della penitenza, dell’umiltà, della preghiera e del servizio ai più poveri. San Francesco era morto da poco ed il vento del francescanesimo soffiava ancora anche in quegli anni, e Margherita si lasciò trasportare… Infatti arrivò fino al Convento dei Frati, decisa a chiedere il saio della penitenza ed iniziare così, decisamente e pubblicamente, una nuova vita. Il frate guardiano, però, non la pensava allo stesso modo,

perché, secondo lui, l’aspirante alla penitenza era troppo giovane e troppo bella. Dopo tre anni di insistenza, Margherita fu ammessa nel Terzo Ordine Francescano (ora Ordine Francescano Secolare, OFS), vestendo il mantello penitenziale.

Le fu concessa una piccola cella a fianco della Chiesa di San Francesco di Cortona e visse di penitenza durissima, di preghiera e di servizio agli ammalati poveri, visitandoli e curandoli a domicilio, scoprendo così in se stessa una volontà ed un talento di organizzatrice che neppure lei sapeva di possedere. Infatti raduna intorno a sé un gruppo di volontarie (le Poverelle) ed insieme a loro organizza una rete fittissima di carità per chiunque ha bisogno di aiuto. Riesce a contagiare nel suo progetto caritativo le famiglie nobili della zona, che mettono a sua disposizione somme ingenti con le quali, nel 1278, riesce ad aprire il primo ospedale per i poveri di Cortona, l’Ospedale Casa di Santa Maria della Misericordia, ancora esistente, diventando per i malati non solo infermiera, ma anche amica, confidente e, all’occorrenza, anche cuoca e questuante: insomma fa di tutto per chi non ha nulla, neppure la salute. L’assistenza è assicurata dalla Confraternita delle “Poverelle” e dai Mantellati, per la quale aveva scritto gli Statuti, di chiara impronta francescana, ed alla quale, soprattutto, offre la testimonianza della sua nuova vita interamente votata ai più deboli.

Ma Margherita scende anche in piazza, quando è necessario, per pacificare gli animi e per rasserenare il turbolento clima politico del suo tempo, ma soprattutto ella si dedica ad una intensa preghiera e ad una grande penitenza che la portano alle più alte vette della mistica, nella Rocca sopra Cortona, dove aveva ricavato una piccola cella in cui vive gli ultimi anni in meditazione e solitudine, nella contemplazione della Passione di Cristo. Lei non scrisse niente, ma le sue esperienze spirituali (visioni e dialoghi con Gesù) furono riportate dal suo biografo e confessore francescano Frà Giunta Bevignati. Margherità morì il 22 febbraio del 1297, ad appena cinquant’anni. Ci vorranno però più di quattro secoli prima che la Chiesa la proclami santa, esattamente nel 1728, ad opera di Papa Benedetto XIII°.

Margherita da Cortona è una figura molto importante per l’Ordine Francescano Secolare e per la spiritualità francescana, tanto che è chiamata la Terza Stella del Francescanesimo, dopo Francesco e Chiara.